L’emergenza: Ogni anno 60 nuovi casi di persone che vivono «sepolte» dalla sporcizia

di Paola D’Amico, Corriere della Sera

Muore in casa tra i rifiuti
La moglie allontanava tutti

Da anni nessuno entrava più nell’appartamento

Vivevano sepolti in casa, lui, lei e un gatto, con stanze dove i rifiuti e gli escrementi s’erano accumulati fino al soffitto.
Da un anno, nessuno dei condomini aveva più visto l’uomo. «È malato», aveva detto la donna, che invece usciva tutti i giorni per recarsi in ufficio. E, in quella casa, nessuno era più riuscito ad entrare. Né il medico curante, che i coniugi avevano cambiato da poco, né i nipoti, che chiamavano regolarmente al telefono gli zii tutte le settimane e d’estate, spesso, li avevano ospiti in villeggiatura. L’altro ieri l’uomo è morto. La moglie ha chiamato il 118. E la maschera è caduta. Il bel palazzo del centro di Milano, tutto marmi e specchi, dove ogni estate, puntualmente, i condòmini diventavano matti per capire quale fosse la causa di un puzzo insopportabile (…la rete fognaria, gli scarichi da rifare…), trovandone ogni volta una diversa, s’è risvegliato di colpo.
Ci vorranno giorni per sgomberare l’appartamento. L’impresa lavora con lena e discrezione assoluta. In punta di piedi e bocche cucite. Da fuori, nulla è visibile. Un piccolo furgoncino anonimo carica sacchi anonimi. Un po’ per volta. I condòmini chiedono quando finirà. E il patto non  scritto è sorvolare sull’episodio.

Ogni mese nella nostra città si registrano 5 nuove emergenze. Sessanta in media all’anno. Una su 5-6 riguarda non cose ma animali.
Chi accumula, se non curato, recidiva. Comune e Asl stanno avviando un protocollo di lavoro comune, per monitorare i casi storici.

Erica Poli, psichiatra, spiega che «spesso chi accumula riempie un vuoto o la perdita di qualcosa.
Può accadere che a seguito di un lutto la persona non abbia le risorse intrapsichiche per gestirlo». Che sia la malattia dell’uomo, il timore della perdita, ad avere innescato il circuito dell’accumulo? «Il ritiro, l’isolamento, l’impedire l’accesso in casa sono segnali d’allerta che non devono mai essere sottovalutati». Dietro l’apparente maschera del «va tutto bene», forse si celava un malessere devastante.
Il giudice Giuseppe Buffone spiega che «l’amministr tore di condominio ha il dovere, a tutela degli inquilini, di segnalare alle autorità competenti situazioni potenzialmente pericolose. Non c’è inerzia giustificabile. Ha il diritto di richiedere una visita al domicilio di un condomino se c’è un sospetto. E di fronte al rifiuto a farlo entrare e all’inasprirsi del soggetto ha il dovere di fare la segnalazione alle autorità, invece di tutelare la vergogna dei condomini, se stesso, l’immagine del condominio. Deve farsi portavoce del problema, proteggere il soggetto fragile e tutti gli inquilini.
E chiedere al giudice un amministratore di sostegno». Se nell’appartamento invaso dai rifiuti, dove è stato difficile per i vigili del fuoco persino trovare il cadavere dell’uomo, ci fosse stata una perdita di gas? «Dovrà essere
valutata anche la responsabilità penale. La situazione in cui viveva può avere accelerato il decesso dell’uomo?».

Paola D’Amico
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Ricerca sugli «accumulatori»

Quel bisogno compulsivo di non buttare mai nulla

Con «disposofobia» s’indica il comportamento di chi non riesce a disfarsi degli oggetti, compresa talvolta la spazzatura. Il caso più noto in letteratura è quello dei fratelli Collyer, i quali avevano trasformato la loro casa— un edificio di 7 piani a New York—in un bunker di oggetti. Il palazzo di spazzatura fu scoperto alla loro morte, il 21 marzo 1947. Cause di accaparramento patologico possono essere legate a patologie psichiatriche oppure neurologiche neurodegenerative. C’è, poi, chi accumula animali (Animal Hoarder). Persone, spesso insospettabili, scoperte a vivere con dozzine di gatti, decine di cani o uccelli. Solo casi estremi arrivano all’attenzione delle Asl e delle forze dell’ordine, evidenziando scenari insospettati di grande disagio psicosociale e di malattia: un grave stato d’incuria degli animali, dietro cui si cela non l’effetto di una semplice scelta di vita bizzarra, bensì una vera e propria patologia mentale. Un gruppo di ricerca dell’Università di Milano (Laboratorio Canis sapiens), coordinato dalla professoressa Emanuela Prato Previde ha avviato un progetto sullo studio dell’Accumulo di Animali, volto a stimare, il fenomeno nel nostro paese e ad indagare la natura della relazione tra gli accumulatori e i loro animali. Il progetto si avvale della collaborazione del Corpo Forestale dello Stato, di Asl, Comune e Polizia locale. Per informazioni e segnalazioni di casi: [email protected]; [email protected].