PAROLA ALLA PSICOTERAPEUTA
Profilo psicologico di Balotelli: chi è SuperMario?
Erica Francesca Poli: «Da 5 a 10 sedute di 2 ore ciascuna». E potrebbe mettere la testa a posto.
Articolo di Alessandro Trevisani per Linkiesta.it

Va in panchina, va al Chelsea, anzi no, va al Paris St. Germain per 30 milioni a gennaio. Ci risiamo: Mario Balotelli fa discutere, o per meglio dire è in discussione, nel Milan in discesa libera di Max Allegri. Tante scenate e pochi gol per SuperMario in questo scorcio di stagione. Ma Balotelli è proprio uno da scaricare? Il rendimento non è quello di inizio 2013, bizzarrie ed esplosioni di rabbia ultimamente sono state all’ordine del giorno, dall’aggressione verbale all’arbitro Banti a San Siro – che gli è costata 3 giornate fuori – alla telecamera tirata giù in terra alla stazione di Napoli. Dicono che sia carattere, che sia l’età, anzi l’età più il carattere più i tormenti del gossip. Più volte si è ipotizzato il ricorso a uno psicologo, pochi giorni fa è arrivato il “tutor”, nella persona di Filippo Ferri, responsabile della sicurezza del Milan, ex poliziotto condannato a 3 anni e 8 mesi per i fatti della scuola Diaz del 2001. Ma siamo sicuri che il “caso Balotelli” sia stato scandagliato a fondo? Ne parliamo con Erica Francesca Poli, psichiatra e psicoterapeuta, perito per il Tribunale di Milano, specializzata in Psicoterapia Dinamica Breve. La dottoressa non esprime valutazioni personali, ma per Mario Balotelli e le sue tempeste di rabbia azzarda un’ipotesi di lavoro: «Da cinque a dieci sedute di due ore ciascuna». Dopodiché il ragazzo potrebbe mettere la classica testa a posto.

Dottoressa, ultimamente si è parlato della figura “militaresca” di un tutor accanto a Balotelli. Ma basta affiancargli un professionista per risolvere i guai causati dal suo caratteraccio?
Premesso che ogni mia risposta equivale a un’ipotesi, in quanto non conosco Balotelli personalmente, distinguiamo alcune figure. Nello sport il ‘coach’ utilizza le sue tecniche per farti raggiungere degli obiettivi: è una cosa che può rimuovere dei blocchi di tipo emotivo, come nel caso degli attacchi di panico che aveva Federica Pellegrini. Ma una figura di tipo psicologico, capace di affrontare i comportamenti ‘sabotanti’ messi in atto da uno sportivo a suo danno, è tutt’altra cosa…

Che cosa può offrire in più lo psicoterapeuta rispetto allo psicologo?
Nel caso di Balotelli non avrebbe senso affiancargli uno psicologo. Certo, aiuta avere accanto qualcuno di competente che ti ascolta e ti dedica del tempo, ma lo psicoterapeuta sa valutare da dove derivano gli atteggiamenti che possono sabotare la persona, e adopera tecniche capaci di trasformarli. In più lavora sugli strati non consci, va al di sotto delle difese e dei ragionamenti consapevoli: un lavoro molto più potente del dialogo.

Da che cosa può dipendere la rabbia di Balotelli, con esplosioni che quasi sempre avvengono in pubblico?
Premetto ancora che tutto ciò che dico lo traggo da informazioni ricavate dai media. E a proposito, una parte della stampa ama Balotelli proprio perché è un personaggio che fa discutere. Ed è vero che alcuni exploit lo rendono più famoso, creandogli un vantaggio secondario. Ma qui starebbe il primo punto su cui farlo riflettere: la differenza tra fama e realizzazione sportiva. Quanto alle cause, nei video online e in tv si notano sul viso di Balotelli delle ‘microespressioni’ di grande fierezza e di sfida: impossibile non vedere nei suoi occhi la rivincita, un atteggiamento che spesso è seguito da espressioni di tristezza.

Che cosa può significare?
Nei primi tre anni della sua vita Balotelli ha avuto un’infanzia travagliata, fatta di continui ricoveri e di un affido: da qui certamente possono nascere un’insicurezza e un atteggiamento di rivincita che hanno plasmato la sua vita. Non solo: al piccolo Balotelli, a 7 anni, capita di giocare in una squadra (la USO San Bartolomeo di Brescia, ndr), ma ci resta solo 3 mesi, perché i genitori degli altri bambini minacciano di ritirarli se lui non se ne va via. Qui può esser nata la ricerca di rivincita e la rabbia di Mario, uno che provoca gli altri e allo stesso tempo si carica di sensi di colpa, mettendosi nella posizione di chi verrà punito.

In questo senso c’è un tweet interessante che ha scritto Mario all’indomani della sconfitta del Milan nella prima di campionato, col Verona, dopo una settimana di polemiche tra Balotelli e la tifoseria avversaria: “Mi colpevolizzo della nostra sconfitta”… Ma ci tolga la curiosità: durante un’eventuale psicoterapia la rabbia di Mario sarebbe stimolata a venir fuori?
Io pratico la ISTDP (Intensive Short Term Dynamic Psychoterapy), ovvero la psicoterapia breve dinamica esperienziale: qui il terapeuta vuole che il paziente faccia esperienza in seduta della sua rabbia, quindi è assolutamente auspicabile che questo accada.

Ogni tanto parlando di Balotelli si dice “Va beh, ma ha 20 anni!”. Ha senso dire così?
In Balotelli si identificano tanti ragazzi, che lo utilizzano come un medium per sperimentare la propria rabbia. Del resto chi va allo stadio spesso va a cercare un modo per esprimere la rabbia repressa, il che configura un patto inconscio e subdolo tra i tifosi e Balotelli: un eroe discusso che aiuta gli altri a esprimere l’aggressività, e che esattamente come tutti i “maledetti” dello spettacolo resta intrappolato in questa dinamica.

Di recente Mario ha scritto sul suo Twitter: “Ma la smettete di parlare e parlare e parlare! Vivete e lasciatemi vivere e vedrete le differenze!”. Che cosa può significare?
Che sta imparando dai suoi errori. Lui sta dicendo “datemi del tempo per stabilizzarmi”. Una pretesa normale nel suo caso, perché il successo rapido è una cosa molto difficile da gestire. Qui il terapeuta ha una sola cosa da obiettare: il tempo e l’esperienza risolvono i problemi, ma con la terapia si fa molto prima…

Non sarà che qualcosa del vero Mario è rimasta da parte, accantonata e svilita, nonostante si sia realizzato nel calcio?
Sicuramente sì, ma a 23 anni a livello mentale c’è ancora la possibilità di plasmarsi tantissimo. In una carriera così veloce molte cose possono andare perdute. Poi ci sono le amicizie interessate, i rapporti sentimentali sbagliati: l’intelligenza emotiva del campione precoce difficilmente riesce a svilupparsi appieno, ma questo vuol dire anche che rimane molto su cui lavorare. Spesso le persone sfidanti hanno una sensibilità profonda e si difendono dagli altri e dallo stress proprio per il fatto di percepire tutto in modo profondo. Ma se la loro forza viene direzionata nel modo giusto possono dare moltissimo, anche in termini relazionali. E se Mario potesse attingere le sue risorse mantenendo allo stesso tempo un rapporto stabile con gli altri anche il rendimento in campo migliorerebbe.

La ISTDP prevede che il paziente sia ripreso da una videocamera e, se del caso, si debba anche riguardare. Lei proporrebbe questa tecnica anche a Balotelli?
Rivedersi in videocamera, piuttosto che in tv, gli offrirebbe un approccio diverso alla sua immagine. Chi ha sperimentato questa tecnica ha scoperto cose interessanti, a volte anche divertenti, diventando consapevole di certe espressioni del volto, che a volte sono percepite solo come nervosismo. Ma a Balotelli farei rivedere anche gli spezzoni della sua vita pubblica, il modo in cui affronta ansia fastidio e tristezza.

Che altro la incuriosisce di Balotelli come ipotetico paziente di un percorso psicoterapeutico?
Sarebbe importante capire quali credenze ha. Se da piccolo ti dicono che non devi farti mettere i piedi in testa, poi da grande è facile che questa credenza la metti in pratica, senza però renderti conto che non è sempre valida.

In alcune foto Balotelli appare dolcissimo e raggiante tra le braccia della fidanzata Fanny. Altre volte, invece, in pubblico si lascia andare a gesti gratuiti e aggressivi. Com’è possibile un simile ‘sdoppiamento’?
Probabilmente Balotelli fatica a mettere insieme i ‘pezzi’: accade spesso nei personaggi pubblici che si ritrovino con un’interiorità divisa in base ai ruoli che ricoprono. Il calciatore a volte ritiene di dover essere aggressivo nel suo ruolo, poi è più ‘caldo’, più malleabile quando ne esce fuori. La psicoterapia potrebbe mettere in luce questo sistema di difesa anche per Balotelli. Forse lui ha timore di risultare vulnerabile se mette in mostra il suo lato positivo. E chissà, forse questo ‘schema difensivo’ è nato 16 anni fa, quando ancora bambino è stato cacciato dalla sua squadra a Brescia…

Fonte: Linkiesta.it