Disbiosi intestinale e sintomi psichici: un connubio all’apparenza singolare, più frequente di quanto si pensi

Dott.ssa Erica Francesca Poli – Psichiatra, psicoterapeuta

 

L’intestino é al centro della vita. Addirittura qualcuno dice che siamo un intestino che nel corso dell’evoluzione si é dotato di una serie di accessori che costituiscono il corpo.

In effetti bisogna ricordare che il tubo digerente è l’organo più antico in termini sia di filogenesi animale che di ontogenesi umana con i suoi 500 milioni d’anni di evoluzione, e da esso sono derivati tutti gli altri organi, cervello compreso.

Azzardato? Forse, ma in verità, anche la più recente ricerca scientifica fornisce una  immagine dell’intestino umano che é molto di più dell’apparato che serve a digerire il cibo.

L’intestino, con il suo sistema nervoso e il suo sistema immunitario, attivi e costantemente dialoganti con il resto dell’organismo e con il mondo esterno, di cui processano la materia e l’energia che ingeriamo, é quasi un altro cervello.

L’ esteso sistema nervoso  che contiene é infatti del tutto simile a quello che abbiamo nella testa. Questo “secondo cervello”, come è stato battezzato dagli scienziati che lo stanno studiando, dirige tutte le attività intestinali anche in collegamento con il “primo cervello”. Le relazioni tra i due cervelli sono a doppio senso di marcia, nel senso che quello che accade nella testa (stress, emozioni) influenza la salute della pancia e viceversa: la salute della pancia può influenzare il benessere mentale (depressione, ansia e altri disturbi psichici).  Questo cervello addominale, racconta la “sua” versione al cervello della testa, crea il suo “profilo emotivo” e prepara un “letto di sensazioni”, anche per la notte.

Possiamo dire ragionevolmente che la salute si basa sull’equilibrio tra un cervello, che possiamo definire, se questo rassicura la nostra razionalità,  “superiore”, quello che ha sede nella scatola cranica, responsabile, tra le altre funzioni, della coscienza, e un cervello, altrettanto circonvoluto nelle sue anse, che ha sede nel nostro addome, che possiamo chiamare inferiore, il cervello peristaltico del nostro intestino.

Il dato straordinario, sotto un profilo biochimico, già dimostrato anni fa dalle straordinarie ricerche di Candace Pert,  é che i due cervelli utilizzano gli stessi mediatori, neuropeptidi e neurotrasmettitori ( tra l’altro questa é anche la ragione degli effetti collaterali gastroenterici di molti psicofarmaci).

Nomi come grelina, gastrina, secretina, peptide C, neuropeptide Y , rimandano a sostanze secrete a livello gastroenterico, di dimensioni minori rispetto ai più voluminosi e più noti ormoni come l’insulina e il glucagone, ma che giocano in realtà un ruolo cruciale, non solo nella regolazione dei segnali della fame e della sazietà, dei meccanismi della digestione e dell’attivazione della risposta immunitaria, ma anche nella regolazione della trasduzione del segnale a livello del sistema nervoso centrale su più fronti.

Per portare un esempio che oltretutto ha una ricaduta pratica, basti pensare che i farmaci antiacidi che agiscono inibendo la pompa protonica a livello della mucosa gastrica ( si tratta di farmaci come i diffusissimi lansoprazolo, omeprazolo, pantoprazolo), bloccano anche il recettore per il GRP, peptide di rilascio della gastrina: ebbene, questo recettore é identico nello stomaco e nell’amigdala dorsale e nell’ippocampo (strutture del sistema limbico), dove é stato dimostrato che tale blocco, può, in una percentuale significativa di casi, condurre all’insorgenza di attacchi di panico.

E se pensiamo all’abuso che di farmaci antiacidi viene fatto, (farmaci che andrebbero prescritti solo in caso di rischio di ulcera gastrica e per un tempo non superiore alle 8 settimane e che invece vengono assunti anche per sintomatologie da reflusso gastroesofageo e in assunzione cronica), il rischio che questi agenti portino uno squilibrio biochimico, con quello che ne consegue su vari livelli fisiologici, tra cui anche quello neurovegetativo, é tutt’altro che remoto.

Qual’é la ragione di tanta diffusione di farmaci atti a correggere squilibri gastroenterici? Quale il motivo di tanta frequenza di sintomatologie a carico intestinale come l’ormai diffusissimo colon irritabile? E soprattutto, é corretto considerare che questi siano  “normali” disturbi da stress, da accettare come un prezzo inevitabile della nostra esistenza? Dobbiamo soltanto rassegnarci ad assumere eventualmente farmaci sintomatici o possiamo provare a penetrare un po’ di più nei meccanismi del nostro equilibrio psicosomatico gastroenterico?

A questo proposito un punto che raramente viene focalizzato é che una gran parte dell’equilibrio del “cervello intestinale” dipende dalla flora che lo abita.

L’intestino infatti ospita, come ben spiegato dal noto microbiologo Philippe Sansonetti,  un vero e proprio organo nell’organo: la flora batterica, costituita da un insieme di batteri i quali, convivendo in un determinato equilibrio contribuiscono allo stato di salute generale. Possiamo definirla un ecosistema costituito da diverse specie di microrganismi che comincia a svilupparsi fin dai primi giorni di vita del neonato.

Il nostro intestino è dunque riccamente colonizzato da batteri di vari tipi, tra l’altro in un numero molto superiore alla somma di tutte le cellule del corpo umano. Se l’uomo è composto da circa 10.000 miliardi di cellule la flora batterica intestinale è pari a 100.000 miliardi di batteri, 10 volte tanto. Se poi prendiamo in considerazione anche i batteri presenti sulla pelle o sulle alte vie respiratorie il numero aumenta di molto.

Quello che emerge da questa osservazione è che i batteri dentro di noi sono essenziali per la nostra salute.

Se, come abbiamo già detto, il tubo digerente è l’organo primario da un punto di vista evolutivo, da cui partono le connessioni con tutti gli altri organi, come conseguenza, avremo che un intestino ben funzionante favorirà le funzioni degli organi sottoposti. Dato che l’intestino stesso non può funzionare senza flora batterica si può capire quale è l’importanza di un corretto equilibrio della stessa.

La condizione di equilibrio tra i vari ceppi di batteri è definita eubiosi. Se invece prevalgono funghi o altri germi che possono causare patologie, si dice che l’intestino è in uno stato di disbiosi.

Il punto é che oggigiorno, la maggior parte di noi é in uno stato di cronica disbiosi, per diverse ragioni collegate al nostro stile di vita, prime fra tutti la scorretta alimentazione (dieta carnea, pochi vegetali, poche fibre, prodotti caseari, ecc.)  e anche le cause jatrogene, a cominciare dall’abuso di farmaci in particolare di antibiotici, che, oltretutto ingeriamo senza saperlo anche con il cibo stesso (non solo gli antibiotici vengono somministrati agli animali che poi verranno macellati ma si trovano anche sui vegetali).

La disbiosi spesso resta al di sotto di una soglia di gravità sintomatologica tale da indurre ad indagare meglio il malessere, perpetuando così quel circolo vizioso di assuefazione ad un costante disagio psicofisico giustificato nella panacea dello stress, che va bene ormai come causa presunta di fastidi vari e vaghi, un po’ in tutte le stagioni.

E’ peró dimostrato che la disbiosi, anche sottosoglia, é responsabile di molti disturbi a cui siamo spesso quasi anestetizzati, compresa la stanchezza cronica, la distimia, e anche l’irritabilitá e la predisposizione all’ansia.

Cerchiamo di capire meglio dunque come funziona la flora batterica e come favorirne lo stato di buon equilibrio. In una percentuale significativa di casi può essere sufficiente riequilibrare la flora batterica per veder cambiare nettamente tutto lo stato fisico ed emotivo della persona.

In pratica la flora batterica benefica agisce come barriera difensiva, creando un ambiente inospitale agli agenti patogeni, modificando il pH intestinale e interagendo strettamente con il sistema immunitario intestinale.

Non può essere un caso che nella stessa medicina cinese il grosso intestino (chiamato Da Chang), oltre a portare i vari nutrienti alle singole cellule, si ritenga produca  i Liquidi Superficiali (detti Jin), destinati ad umettare cute e mucose e a veicolare in ogni sede quella che è definita Weiqi e che corrisponde al nostro sistema immunitario. Pertanto, l’immunità, dipende, anche secondo questa visione, dal perfetto funzionamento dell’intestino.

La presenza di questi “microbi” benefici nell’intestino dell’uomo non può essere dunque casuale, ma risponde a ben precise esigenze. Si calcola che ci possano essere circa 400-500 specie diverse che stabiliscono un equilibrio in grado di favorire l’assorbimento delle sostanze nutritive derivate dagli alimenti, e di aumentare la resistenza alle malattie. La flora batterica intestinale è il vero motore vitale dell’intestino, la cui efficienza è da sempre considerata nelle medicine più antiche, non solo la ayurvedica e la cinese in particolare, ma anche nella nostra medicina ippocratica, il fondamento della salute generale dell’organismo umano.

Il “Microbiota” è il termine con cui si identifica la Flora Intestinale nel suo complesso; questa si divide in saprofita (circa il 70%), parassita (circa il 12%) e probiotica (circa il 18%).

Come ben illustrato da Luciano Lozio, un paragone molto utile per comprendere il funzionamento del microbiota é quello di pensare al corpo umano come ad una nazione composta da cittadini, alcuni dei quali hanno deciso di lavorare, invece che per se stessi, per lo stato, formandone la burocrazia.

I batteri del microbiota sono la burocrazia dello stato, l’interfaccia tra le esigenze dei cittadini e del governo.

I batteri che formano la burocrazia intestinale sono i probiotici, che si dividono in due grandi famiglie: i Bifidobatteri e i Lattobacilli.

I Bifidobatteri possono essere paragonati ai dipendenti pubblici dei vari uffici statali, mentre i lattobacilli sono le forze di polizia presenti sul territorio. Numericamente i Bifidobatteri sono da 8 a 10 volte più numerosi dei Lattobacilli, sono la quasi totalità dei probiotici nel lattante, svolgono funzioni essenziali nello sviluppo del neonato, mentre i lattobacilli intervengono in un secondo momento.

La scarsa conscenza di questi aspetti fondamentali delle funzioni delle sottopopolazioni del  microbiota conduce a paradossi medici che sono alla base di squilibri cronici del microbiota.

Ad esempio, dopo una guerra con morti e distruzioni, gli strateghi militari, come lo stesso Napoleone, lo sapevano molto bene, la prima cosa che va ricostruita é proprio il telaio dello stato, che è la burocrazia.  E dunque dopo una infezione e una assunzione di antibiotici (guerra), perchè non si dovrebbe ricostruire la burocrazia intestinale? Se  così fosse dovremmo assumere Bifidobatteri mentre, se va bene, rimpiazziamo i burocrati morti con un’amministrazione militare (Lattobacilli) ed ecco lo squilibrio perpetrarsi.

La disbiosi è “semplicemente” l’alterazione dell’equilibrio della flora batterica.

Le cause principali sono alimentari, farmacologiche (lunghe terapie antibiotiche-sulfamidiche, pillola, lassativi, corticosteroidi, ecc.), tossiche (additivi e coloranti, conservanti, pesticidi, steroidi alimentari, ecc.), microbiche: infezioni ed infestazioni intestinali. In queste condizioni gli stessi bacilli della flora diventano dannosi.

Come ampiamente documentato e descritto dalle ricerche del farmacologo Luciano Lozio, sono molti gli effetti dannosi della disbiosi: viene prodotto un eccesso di ammoniaca che può intossicare fegato e cervello, si formano nitrosamine per le quali é stata dimostrata l’esistenza di una correlazione con il cancro nello stomaco e nell’intestino.  Prodotti essi stessi cancerogeni vengono generati a partire dagli azotati dei coloranti alimentari, si modifica l’assetto ormonale dell’asse gonadico (sessuale), con rischio di cancro alla mammella, fino ad aumentare il tasso di colesterolo e più propriamente il rischio cardiovascolare. La disbiosi può causare lesioni alla parete intestinale, che lascia passare nel sangue le sostanze tossiche, genera forti squilibri a livello neurovegetativo (quindi nella nostra centralina di comando) e a livello immunitario.

Da ricordare, perché molto diffusa, anche in forma silente e cronica, é la forma di disbiosi  legata alla trasformazione da saprofita in parassita della candida albicans.

La disbiosi intestinale é responsabile di moltissimi disturbi che spesso vengono attribuiti allo stress: dalle infiammazioni delle mucose orali, a molti disturbi otorinolaringoiatrici in genere, a malattie del tratto urogenitale come cistiti o prostatiti ricorrenti siero negative, dermatiti croniche, ma anche stanchezza, irritabilità, nervosismo e patologie autoimmuni.

Da questa breve nota si può intuire quale è l’importanza di una corretta “eubiosi”.

Ma come si fa a sapere di essere in “ordine” visto che le variabili sono molte come i tipi di batteri, ciò che si mangia, il clima e lo stile di vita?

Paradossalmente tornando a fare quello che la stessa medicina ippocratica faceva, e che viene fatto altrettanto nella medicina cinese, e cioè osservare la persona, e ciò che il corpo mostra, ritornando a saperne decodificare il linguaggio, trattando segni e sintomi come un codice di comunicazione i segni e non come meri fastidi da sopprimere.

L’osservazione delle feci è essenziale come anche il controllo della mucosa orale.

Il tubo digerente è colonizzato da molti ceppi batterici a partire dalla bocca fino all’ano. Una curiosità embriologica è che la mucosa della bocca ha lo stesso foglietto embrionale di origine di quello del retto; in pratica i due estremi sono, embriologicamente parlando, identici.

Molti stati infiammatori della bocca sono un segno inequivocabile di una infiammazione dell’ultimo tratto dell’intestino. Gengive che sanguinano, gonfie e/o dolenti retrazioni gengivali (paradontiti e/o paradontosi) sono manifestazioni di un disagio microbico sia in bocca , organo colpito, sia, soprattutto nell’intestino. Affrontare il problema solo in bocca con interventi odontoiatrici o con colluttori non è sufficiente, dato che la sorgente del problema è da un’altra parte.

Considerare come già detto lo stato di salute generale, la presenza di stanchezza cronica, alterazioni dell’umore, ansia, irritabilità.

É importante in questi casi pensare anche alla possibilità di un squilibrio della flora intestinale, anche perché di tratta di una condizione facilmente risolvibile con grande beneficio a livello sistemico.

Per correggere uno stato di disbiosi é importante ricorrere ad una alimentazione corretta, sia in ciò che si mangia che nel modo in cui lo si fa.

In genere ingeriamo troppo cibo (si pensi che il sistema immunitario si rafforza con diete leggere), con troppe proteine e in un contesto stressante, con poco tempo, sotto il bombardamento costante dei nostri dispositivi elettronici o di notizie mediatiche negative.

Diete scarse di fibre, assunzione di alimenti raffinati (farina, sale, zucchero), pochi acidi grassi a catena corta, bevande gasate, stress a tavola, sono alla base di questo frequente e severo disturbo. Una dieta povera di fibre non favorisce lo sviluppo di una flora intestinale capace di difendere l’organismo da agenti patogeni aggressivi.

Per aiutare l’organismo nei periodi di maggior stress, di alimentazione non troppo corretta o di assunzione necessaria di farmaci come gli antibiotici si può ricorrere ad integratori di probiotici, oltre a piante medicinali e altri trattamenti cosiddetti alternativi.

Conosciamo oggi sufficientemente bene il microbiota per poter costruire protocolli di ricostruzione della flora ad hoc in base al disturbo, con la giusta percentuale di Bifidobatteri piuttosto che di Lattobacilli.

Ma sono ancora pochi i medici che conoscono e padroneggiano correttamente questi schemi reintegrativi e poca la divulgazione su questi temi che permetta agli eventuali pazienti di chiedere questo tipo di trattamento.