Desideravo fare la psichiatra fin dai tempi del liceo.

Attratta dalla psicoanalisi, e contemporaneamente dalla fisica quantistica, portata per l’ascolto e per la filosofia, mi ritengo davvero una persona fortunata, perché ho scelto in effetti, una professione che amo davvero e che credo realmente adatta alle mie attitudini.

E oggi sono ancora più felice di svolgere questo lavoro perché il profilo della psichiatria sta cambiando, sempre più in meglio.

Il medioevo della psichiatria, fatto di istituzioni manicomiali, elettrochoc, e primi farmaci rudimentali é già terminato da un pezzo, anche se se ne pagano ancora i prezzi amari della stigmatizzazione della malattia mentale e anche del medico che se ne occupa.

Nel 2000 la mia tesi di laurea in medicina verteva sull’applicazione del neuroimaging allo studio della schizofrenia ed erano i tempi della psichiatria biologica, animata da una prospettiva di stampo illuminista, che riteneva di poter ricondurre completamente la malattia della psiche al suo substrato neurobiologico e trattarla con farmaci come pallottole intelligenti su bersagli sempre più specifici.

Ma già nel corso della mia specializzazione, le lacune di questo approccio, che continua ad avere una sua validità, ma non può essere mai in nessun caso esclusivo, si rendevano evidenti: effetti collaterali, controllo dei sintomi non soddisfacente in tutti i casi, recidive alla sospensione, dipendenza dal trattamento e abuso di psicofarmaci, soprattutto sedativi, che finivano per divenire una terapia cronica.

Tengo a precisare che a tutt’oggi, in una percentuale di casi l’impiego di psicofarmaci è essenziale ed io stessa lo prescrivo.  Discuto di questo nel mio articolo scaricabile dal sito Uso etico degli psicofarmaci.

Ma il punto cruciale è che al centro della cura psichiatrica ci deve essere la persona, nella sua interezza, di corpo, mente ed anima, di visibile ed invisibile, cellule, organi, pensieri ed emozioni.

La psichiatria etimologicamente indica la cura dell’anima. Essa deriva il suo nome dal greco ψυχή , connesso con ψύχω, “respirare, soffiare” e si riconduce all’idea del ‘soffio’, cioè del respiro vitale; presso i greci designava l’anima in quanto originariamente identificata con quel respiro; in questo senso, la storia del concetto di psiche viene a coincidere con quella del concetto di anima.

Ed è interessante notare come questa singolare parola, psiche, evochi tuttora nelle nostre menti tutta la pregnanza dell’eterno quesito che a essa si associa: infatti la psiche rappresenta tanto l’insieme delle funzioni psicologiche degli individui, ma anche quel principio, connesso al corpo vivente, che contemporaneamente lo trascende.

Ecco, una psichiatria seria non può prescindere da questo.

E non può più farlo soprattutto oggi, là dove le ricerche delle neuroscienze, gli studi della psicologia evolutiva sull’attaccamento e la Psiconeuroendocrinoimmunologia dimostrano in maniera sempre più stringente il profondo intreccio esistente tra la mente e il corpo, e tra il benessere e la cura dello spirito.

Oggi quello che da sempre le scienze umane e le scienze dello spirito hanno detto sul l’essere umano trova fondamento neuroscientifico, e le prospettive che vengono dalle medicine orientali così come dalle filosofie antiche occidentali, comprendendo anche i concetti espressi dal padre della medicina Ippocrate, si sposano in maniera interdisciplinare con le ricerche della neurofisiologia.

Per questa ragione, oggi,  ritengo che neuroscienze e nuove forme di psicoterapia centrata sulle emozioni, sulla mindfulness, e sull’unità psicosoma, rappresentino il cuore del nuovo modo di fare psichiatria.

Un approccio medico, scientificamente rigoroso, ma centrato sul paziente e fortemente integrato.

Un approccio eclettico per una terapia sempre più tailored, su misura, per la persona che si ha di fronte.

Diagnosi di funzionamento neurofisiologico e assessment del funzionamento emotivo unitamente alla valutazione dello stress ossidativo e del bilancio metabolico sono i nuovi strumenti al servizio della psicodiagnosi.

Psicoterapie centrate sulle emozioni, come la ISTDP, approcci specifici per il trauma, come l’EMDR, strumenti di lavoro con il subconscio, come l’ipnosi, psicoterapie energetiche e percorsi di mindfulness sono le nuove strade di cura e guarigione, all’interno delle quali medicine, integratori e nutraceutici sono semplicemente ulteriori strumenti da integrare.

Per questa ragione da anni mi occupo di aprire in primis la mia mente a ricerche e tecniche sempre nuove, coltivando da un lato il versante delle neuroscienze, dall’altro il piano della psicoterapia fino alla spiritualità.