Per molti grandi autori il momento più creativo è al sorgere del sole. L’ora, però, è soggettiva. Maria Popova ha indagato le (s)veglie di alcuni giganti delle lettere. Articolo di Paola D’Amico per il “Corriere della Sera”.

clock2La saggezza popolare («il mattino ha l’oro in bocca») indica le prime ore dell’alba come le più prolifiche. Le pratiche di meditazione e preghiera prescrivono l’alba come momento perfetto: «È più facile muoverti nel tuo essere al mattino. Il mondo delle mille e una cosa non si è ancora svegliato», ripeteva il maestro indiano Osho Raineesh. Cioè quando «esci dalla notte, contenitore dell’inconscio e sei ancora dentro di te».

È tra le 5 e le 6 del mattino, che «s’attivano ormoni come il cortisolo e tiroideo che danno carburante e spinta», spiega a «la Lettura» la psichiatra Erica Poli. Carburante dopo un «giusto sonno, il quale è capace di influenzare la creatività», come insegnano i neuroscienziati, ed è «indispensabile per l’apprendimento, per il consolidamento della memoria e per aumentare la capacità di risolvere i problemi».

Nel sonno si ristruttura — e poi si fissa — l’esperienza emotiva, biografica, e nel sonno c’è anche lo scenario dell’inconscio, dei simboli, degli archetipi, anch’essi come la biografia serbatoio da cui l’artista attinge. Percorso, questo, coerente con quanto la visualizzazione di questa settimana ci propone circa le abitudini e la produzione del giapponese Haruki Murakami, di Benjamin Franklin, di Asimov e Nabokov. C’è, però, chi produce molto pur dormendo poco. L’alba di Balzac, primo della lista, iniziava addirittura all’una. Poche ore di sonno, certo meno delle 7 prescritte dalla medicina come «tempo necessario perché si plasmi nel sonno l’esperienza». D’altronde Balzac pensava che ogni individuo abbia «una riserva limitata di energia, vivendo
intensamente l’uomo brucia la sua vita, ché l’arte è natura concentrata e una notte d’amore è un libro letto in meno».

L’alba di Charles Bukowski cadeva invece a mezzogiorno, ma forse andrebbe anche pesato il suo rapporto morboso con l’alcol. Aggiunge il direttore del Centro medicina del sonno del San Raffaele di Milano, Luigi Ferini Strambi: «La creatività è legata al bioritmo sonno-veglia, che è diverso per ognuno di noi, ci sono i gufi, le allodole, i normali. Ed è il bioritmo a influenzare il metabolismo cerebrale al risveglio».

Si pensi, poi, a Virginia Woolf e al premio Nobel Ernest Hemingway, i quali debbono forse la loro creatività «accelerata» al disturbo bipolare, come ben racconta in Toccato dal fuoco (edito da Tea) la psicologa e lei stessa bipolare Kay Redfield Jamison.

 

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